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(photo by syl@)
Avrei voluto scrivere del valore della bellezza, dei canoni classici oppure orientali dell’avvenenza o, ancora, di quelli popolari del bello ciò che è bello ma che bello che bello che bello, insomma: tentavo di condividere alcuni lampi sensoriali difficili da rendere intelleggibili.
Poi, per caso, ho trovato in rete la foto di questa donna, sconosciuta; forse uno scatto rubatole in confidenza. Anzi, mi piace pensare che ella magari mai saprà di questa effige ormai appannaggio del mondo, dono discreto agli occhi di tutti.
Ebbene mi sono messo ad osservarla, questa donna, e ho cercato di carpirne i segreti, rubarne le confidenze, indovinare l’oggetto della sua attenzione. In questa mia folle e scriteriata indagine dai risvolti imprevedibili sono incappato nella sensazione che cercavo, gradualmente divenuta – grazie alla consueta ipertrofia dell’ego – uno splendido dogma: la bellezza è potenza perché genera debolezza.
Osservatela, questa donna ed ammettetelo senza vergogna: ella vi domina con il solo sguardo. Intendiamoci: voi non le credete affatto e siete pienamente consci che vi sta prendendo per il culo. Eppure ne subite, rapiti, la forza magnetica, pericolosamente diffusa da pupille pervase di intrigante ilarità.
Liberatevi dai lacci della prudenza e tuffatevi in questa espressione. Nuotate tra le onde dell’inespresso e approdate sulle sabbie dorate dell’allusione. Cosa vi seduce se non il “sottinteso” da quello sguardo indomito e sfidante? Cosa vi annienta se non la lascivia di quelle labbra serrate? Cosa vi stordisce se non le onde corvine che incorniciano le gote sfacciate?
Mi piace pensare che questa donna faccia smodato uso di cotanto potere per sciogliere i nodi stretti della quotidianità, attorniarsi di folle adoranti o procurarsi le ghiotte occasioni del buon vivere.
Poiché, credetemi: nulla si può negare a una bellezza consapevole.