Stiamo sempre a pensare al perché delle cose, nel convulso tentativo di dare una ansiosa spiegazione degli eventi occorsi, quelli negativi soprattutto visto che raramente chiediamo conto della gioia. E magari tentiamo pure una improbabile attività di mappatura del futuro tramite l’analisi empirica della ripetizione di alcuni avvenimenti, nella speranza quasi astrologica che non riaccadano troppo presto.
Forse però trascuriamo il come delle cose, come se le modalità di accadimento dei fenomeni prescindessero comunque dalla nostra volontà. Il che non è sempre vero. Una frana può dipendere da un dissennato disboscamento, come il cedimento di una relazione può dipendere da come ci si è detti le cose per mesi.
La comunicazione è sempre più scritta, senza toni, accenti o colori, lasciata solo alla scelta spesso acronima e acritica dei termini, col rischio immanente di fraintendimento. Questa almeno è la scusa che accampiamo quando veniamo tacciati di scortesia o di freddezza in una chat.
La comunicazione verbale nasce invece con toni e colori di serie e spetta a noi modificare il bouquet opzionale per accompagnare al meglio il concetto fino ai padiglioni del nostro interlocutore.
Il buongiorno, per esempio, quello che si vede dal mattino, va quasi cantato, non solo detto. Le tre sillabe buon-gior-no possono esprimere distacco e superiorità gerarchica se profferite monotone, disegnano invece gaudio e simpatica se tra buon e gior ci infiliamo un salto ascendente di quinta musicale. Ma se, al contrario, la quinta la rendiamo discendente, finiamo per esprimere sospensione, dubbio, attesa, discorsi irrisolti dalla sera prima.
Esprimere sgarbatamente un concetto corretto significa passare magicamente dalla ragione al torto. E se la forma diventa così spesso sostanza sarebbe meglio abbandonare la ricerca del perché, per concentrarsi sul come, che è modo, accento, cifra emotiva dell’interlocutore, rispetto che gli dobbiamo, amore che gli tributiamo.
Insomma, prima di consegnare le nostre parole al mondo, si imporrebbe un sound check emotivo.