Ci sono delle situazioni della vita che ti si ripropongono con delle leggere varianti, e che finiscono per regalarti quel leggero sgomento, quel non so che, quel vago sentore di inadeguatezza rispetto alle umane faccende che si trasforma in frustrazione strisciante.
Orbene, capita che per lavoro io mi debba recare in una ridente cittadina della costa adriatica tanto cara a Fellini. Tipo Rimini.
Succede che la fortuna mi faccia scovare un albergo adeguato al decoro che la professione m’impone e che, guardacaso, l’hotel prescelto abbia un centro benessere sotterraneo con piscina termale e idromassaggio necessario a mitigare lo stress che la professione m’infligge. Tipo questo.
Capita poi che mi accoglie una sorridente biondina e che non faccio nemmeno in tempo a posar la valigia che ella mi tenta subito col wellness acquatico. Mi porta di sotto e mi consegna accappatoio e ciabatte. Nello spogliarmi, realizzo che non ho il costume e che quello adamitico magari è sprecato per l’ambiente. Torno dalla biondina, le spiego il problema e lei mi consegna una bustina contenente un costume “di quelli usa e getta”.
Una certa inquietudine comincia a turbare i preliminari del mio benessere. Mi rispoglio e con un’ansia dilagante apro la bustina trasparente. Lentamente svolgo quell’origami di carta giapponese grigio scuro. Non ha la forma di mutanda. E’ più una sciarpa con una strozzatura elastica al centro. Certamente sono impreparato, ma posso farcela. Comincio ad avvolgerlo sui fianchi come un pareo per pigmei. Non copre quasi nulla e lo specchio mi rimanda una sorta di Zorro col naso lungo (insomma, lungo rispetto ad un naso). Mi immagino l’idromassaggio che da sotto mi solleva la paratia e fa baussetete ai poveri avventori della piscina.
Non mi scompongo perché la vità e una sfida e allora mi passo lo straccetto sotto il cavallo e tento di legarlo ad un fianco. Copre solo da un lato e sembro Capitan Harlock dopo un incidente alla Parigi Dakar. Mi viene da piangere tantissimo perché comincio a pensare che il destino mi prenda seriamente per il culo. Mi tornano in mente immagini cupe di Hulk con l’abbonamento alla palestra scaduto da un anno, slippini scrausi della Hollywood e penso che forse tutto ciò un senso lo deve avere. Sconsolato, mi avvolgo l’origami sull’innominato, a turbante, in un ultimo disperato gioco al massacro. Risultato ovvio: culo fuori e Moira Orfei davanti.
Ora, io avrò i miei limiti, ma quest’affare come cazzo si indossa?