Difficile essere splendidi. Già più facile essere quarantenni.
Succede che vivi con una costante ansia da prestazione, che a volte ti logora, un po’ come lo stress della vita moderna, ma senza carciofone. Succede che ti senti l’invadente sorriso delle masse parentali addosso, che ti trasmette il concetto che tanto tu ce la fai comunque. E infatti tu ce la fai sempre.
Ma lo stato dell’anima splendida impone uno sforzo. L’archè dello splendore è l’autocritica. Assorbire gli appunti intelligenti e costruttivi, dopo che hai imparato a digerirti l’orgoglio, rende oggettivamente migliori. Il tempo fa il resto e magicamente ti trovi a pensarla in modo diverso, logico, corretto, maturo.
Ed è bella la maturità, perché ti fa sentire giusto, pacato, saggio. Ti fa sentire in pace con te stesso e autorizzato a dire sempre quello che pensi. Perché quello che pensi é spesso giusto e, se non è giusto, è comunque concretamente sostenibile.
Ebbene, oggi ho imparato a farmi i cazzi miei.
E vi assicuro che sono un uomo migliore.