La colpa è il laccio della libertà e tarlo imperituro delle nostre anime.
C’è quella atavica, che profuma di incenso o di minestra della nonna. Colpisce quelli con una spiccata sensibilità, una cultura meditata o una madre rompicoglioni.
C’è quella generata dalla vergogna dei nostri contegni, ormai non più un confine alla decenza – ormai superato – bensì la sentenza del rimorso, la morsa delle conseguenze, il tramonto delle promesse.
Infine c’è quella dei fortunati, che nel viver belle vite avvertono la colpa di non essere felici.
La battaglia va quindi combattuta, perché la colpa atavica è mera superstizione, la vergogna attende solo contegni più accorti e l’infelicità dei fortunati è solo incredulità.